Pagine

domenica 26 aprile 2020

Criticità relative al tracciamento digitale dei contatti: una sintesi

di Enrico Nardelli

Ci sono diversi elementi che, a mio giudizio, vengono trascurati in questa o quella discussione sul tracciamento digitale dei contatti in cui nelle ultime settimane tecnici di vari settori si sono lanciati, tra lettere aperte ed accorati appelli, ognuno elaborato dal proprio punto di vista.

Il primo, trasversale e generale, è la necessità di un approccio sistemico che tenga conto di tutti gli aspetti della gestione di un'emergenza sanitaria, che non sono solo medici, ma anche organizzativi, sociali e legali, per non parlare di quelli economici.

Da questo discendono una serie di punti specifici che richiedono attenzione, la cui assenza può far fallire qualsiasi misura si pensi di mettere in campo:
  • L'approvazione di una legislazione ordinaria che preceda le misure straordinarie che vanno ad intaccare diritti primari delle persone, definendone princìpi generali e limitazioni organizzative e temporali. Lo ha ricordato, da ultimo, il Comitato Europeo per la protezione dei dati, al n.31 delle linee-guida 04/2020.
  • L'analisi dell'efficacia della strategia considerata, prima della sua effettiva adozione, soprattutto in termini di costi-benefici. Al momento nessuno sembra averla realizzata. Giustamente qualche Paese, p.es. il Belgio, ha invece deciso che è meglio impiegare le risorse nel tracciamento manuale che in quello digitale automatico.
  • La valutazione dell'impatto complessivo, soprattutto in termini di relazioni sociali. Si veda ad esempio quanto ha scritto il Wall Street Journal sulle conseguenze sociali di una strategia molto aggressiva in Corea del Sud.
  • I tanti rischi nel mantenimento della privacy cui è intrinsecamente soggetto il tracciamento digitale dei contatti.
  • La definizione di misure di mitigazione del divario digitale che rischia di emarginare le fasce sociali più deboli da qualunque misura basata sulla tecnologia digitale o, peggio, rischia di produrre coercizione all'uso (p.es.: braccialetti elettronici)
  • La trasparenza sulle scelte in corso di analisi e sui processi decisionali, accoppiata ad una strategia di comunicazione che sia in grado di coinvolgere i cittadini, tanto più necessaria quanto più si intaccano diritti fondamentali.
  • L'attenzione all'attacco alla privacy, equivalente ad un attacco alla democrazia, che è fatalmente legato a ogni soluzione di tracciamento.
  • Il rischio a cui vengono esposti i cittadini richiedendo loro l'uso di soluzioni basate su tecnologie (tipo Bluetooth) la cui vulnerabilità è ben nota ed è legata in modo essenziale alla necessità di tenere costantemente aggiornati i propri dispositivi (questo è un esempio).
  • La necessità di interoperabilità tra le varie soluzioni tecniche, almeno a livello di Unione Europea, con le conseguenti complicazioni relative agli aggiornamenti delle versioni, esacerbate dall'eventualità di app distribuite.
E quindi?

Quindi, come ha dichiarato una fonte anonima che lavora all'interno del gruppo che si occupa di strategia digitale nel governo francese: «il governo sa che questa app ha bassissime probabilità di essere efficace, ma deve dimostrare che sta facendo qualcosa per metter fine alla quarantena».

Insomma, ci troviamo di fronte a quella "fatequalcosite" in cui si rifugia, in ogni paese, la politica quando è troppo debole per dialogare con i cittadini e riuscire a sintetizzare un bene comune.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono pubblicati solo i commenti che rispettano le norme di legge, le regole della buona educazione e sono attinenti agli argomenti trattati: siamo aperti alla discussione, non alla polemica.