di Isabella Corradini
Con l'evoluzione tecnologica e l'estensione delle connessioni globali, un'espressione sempre più usata è quella di Internet delle cose (IoT, Internet of Things) con la quale si vuole intendere la rete delle apparecchiature e dei dispositivi di qualunque tipologia che vengono dotati di un chip e connessi ad Internet (ad esempio braccialetti, orologi, termostati, capi di vestiario, ecc). In questo modo qualunque oggetto acquisisce la possibilità di ottenere ed elaborare dati dall’ambiente circostante e scambiarli con gli altri dispositivi. A ben vedere, stiamo da tempo nell'Internet delle cose, anche se l'utente medio, in generale, non ne ha ancora piena consapevolezza. Il futuro che ci attende è ricco di ulteriori sviluppi. Senza entrare nel merito delle cifre, si parla di miliardi di dispositivi che saranno interconnessi nei prossimi anni a venire.
Si tratta indubbiamente di una rivoluzione non solo tecnologica, ma anche e soprattutto culturale, dal momento che ci affideremo sempre più ai dispositivi interconnessi per molteplici attività, dal lavoro al quotidiano. L'obiettivo è (o almeno dovrebbe essere) quello di semplificarci la vita, secondo l'ipotesi che basta un click sul proprio smartphone per accedere a qualsiasi servizio e per aprire o chiudere qualsiasi porta. Due riflessioni, per cominciare a dibattere sull’argomento, appaiono inevitabili:
- la prima è più di natura psicologica e sociale e riguarda la nostra preparazione ad adattarci ad uno stile di vita in cui praticamente tutto sarà interconnesso. È vero che in parte siamo già in questa situazione, ma i progressi tecnologici sono tali che il nostro sistema cognitivo non riesce ad assimilare questi sviluppi seguendo il passo del ritmo sempre più frenetico con cui vengono introdotti nella società;
- la seconda questione riguarda i rischi che si pongono per la sicurezza. Semplificare le attività del quotidiano non significa automaticamente renderle sicure. Se i dispositivi IoT si scambiano informazioni, di certo un problema di sicurezza si pone. Quando entrano in gioco nuove tecnologie, infatti, si semplificano certi aspetti ma se ne complicano altri. Un punto cruciale riguarda soprattutto il controllo di tutte le nostre informazioni e che, essendo attinenti alle attività più svariate del nostro quotidiano, sono di natura estremamente personale. La moltiplicazione di questi dati costituisce una risorsa appetibile per i cybercriminali che di certo saranno sempre connessi, potendo scegliere quale vulnerabilità sfruttare.
Le intercettazioni delle comunicazioni tra i dispositivi collegati in Rete rischiano di creare problemi che vanno ben oltre il furto di informazioni riservate. Gli hacker potrebbero sottrarre informazioni private ma anche alterare il funzionamento degli stessi dispositivi (si pensi, ad esempio, alle nefaste conseguenze di questo sulle apparecchiature medicali).
In proposito alcuni esperti hanno già messo in evidenza alcuni aspetti importanti come il fatto che la sicurezza dei dispositivi si degrada inevitabilmente con il tempo sia per l’evoluzione della tecnologia circostante che per la scoperta di possibili vulnerabilità. Rispetto ai dispositivi IoT le case produttrici devono quindi essere in grado di fornire il più rapidamente possibile gli aggiornamenti di sicurezza necessari (leggi qui per approfondire http://www.inc.com/joseph-steinberg/10-expert-security-tips-for-using-the-internet-of-things.html).
Le persone vengono spesso abbagliate dai vantaggi di cui possono godere per il proprio quotidiano grazie all'effetto di efficaci strategie persuasorie. Si sa che l'uomo è un economizzatore di risorse cognitive (e fisiche) e, nel momento in cui gli si offre la possibilità di risparmiare tempo ed energie, viene attirato e indirizzato nelle sue scelte. Spesso a discapito dei rischi legati alle novità.
IoT rappresenta certamente un’opportunità da cogliere, ma senza farsi prendere dalla corsa frenetica al business; è importante chiarire gli aspetti più spinosi, con approcci rigorosamente scientifici. Mettere in evidenza solo i vantaggi e non gli eventuali rischi per la sicurezza delle proprie informazioni significa fornire una visione parziale della questione. Inutile ricordare che la sicurezza non si ottiene solo con prodotti creati ad hoc, ma anche e soprattutto con comportamenti attenti e consapevoli da parte degli utenti. E la percezione dei rischi è una chiave fondamentale per innescare comportamenti sicuri. Dunque, sarebbe bene partire con il piede giusto.
È certamente affascinante pensare ad automobili in grado di viaggiare senza conducenti, solo per fare un esempio. Ma è necessario che le persone siano informate di tutti i pro e i contro di una simile funzione, in modo da poterne usufruire in modo consapevole. Auspicabili sono dunque ricerche sul campo in grado di affrontare in modo approfondito le questioni relative alla sicurezza. Senza trascurare le implicazioni psicologiche e sociali che una rivoluzione così rapida e inarrestabile possa avere sulle persone. Siamo già nell'Internet delle cose, non dobbiamo correre il rischio di diventare noi esseri umani le cose di Internet.
Pubblicato su http://www.bancaforte.it/notizie/2015/12/i-rischi-ai-tempi-dell-iot