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sabato 26 dicembre 2015

Il futuro della scuola: ogni studente ce la fa!

di Enrico Nardelli

Una pietra miliare per l'educazione scolastica nel terzo millennio è stata posata negli Stati Uniti. Sia la Camera che il Senato, con un appoggio bipartisan ed a larghissima maggioranza, hanno approvato l’ "Every Student Succeeds Act" (ESSA). Questa legge, firmata dal Presidente Obama il 10 dicembre scorso, riconosce che l’informatica (computer science) è un soggetto fondamentale per l’educazione scolastica K-12 (negli USA si usa quest’espressione per indicare i 12 anni di educazione dalla prima elementare all’ultimo anno delle superiori, la cui durata è di 4 anni).

La legge indica l’informatica come un’abilità fondamentale per fornire a tutti gli studenti un’educazione bilanciata e adeguata al 21-mo secolo. Essa quindi entra, a pari merito di discipline più tradizionali (quali la madrelingua, la matematica, le scienze, solo per citarne alcune) nell’insieme delle materie (well rounded education subjects) che dovranno far parte dei programmi educativi che i singoli stati dovranno definire e che saranno obiettivo di programmi di sviluppo professionale degli insegnanti.

La motivazione principale dell’introduzione della nuova legge è stata quella di correggere l’approccio della precedente (No Child Left Behind Act) che, sebbene condivisibile nell’obiettivo di non lasciare nessun bambino indietro nel processo educativo, aveva posto un’enfasi eccessiva sull’utilizzo di test standardizzati e di obiettivi uguali per tutti gli stati. Con la nuova legge, gli stati hanno invece maggiore libertà di scegliere le modalità con le quali assicurare il rispetto dello stesso obiettivo.

L’inserimento dell’informatica nei programmi educativi non è ancora automatico, dal momento che saranno i singoli stati a trasporre la legge federale in disposizioni nazionali. Ma è facile prevedere, come spesso accade in questi casi, che essi riadottino letteralmente quanto specificato a livello federale.

Aver aggiunto l’informatica all’insieme dei well rounded education subjects significa che il legislatore americano ha ritenuto necessario esporre gli studenti da subito e con continuità a questo soggetto di studio, in modo integrato con le altre parti del curriculum, allo scopo di apportare benefici durevoli alla società e all’economia.

Si tratta di una tappa fondamentale per organizzazioni, quali Code.org, che hanno l’obiettivo di diffondere l’educazione all’informatica a tutti gli studenti. Ricordiamo che il Regno Unito già da Settembre 2014 ha adottato un programma di formazione sull’informatica che richiede l’insegnamento dei principi fondamentali del pensiero computazionale e degli elementi chiave delle tecnologie dell’informazione.

Anche in Italia il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), presentato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) a fine Ottobre 2015, ha riconosciuto attività didattiche di questo tipo come essenziali per la formazione degli studenti nell’era digitale. In particolare, l’Azione 17 del piano si propone di condurre ogni studente, nel corso dei prossimi tre anni, a svolgere 10 ore annuali di educazione al pensiero logico-computazionale. Si tratta di una mèta importantissima, per il raggiungimento della quale svolge un ruolo centrale, espressamente previsto nell’azione stessa, il progetto MIUR Programma il Futuro. Coordino tale iniziativa insieme al collega Giorgio Ventre per conto del CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, che è il partner nazionale di Code.org per l’Italia.

Nel periodo appena trascorso, nell’ambito della settimana del PNSD, quasi 10.000 insegnanti in circa 15.000 scuole hanno partecipato con Programma il Futuro alla manifestazione didattica più popolare del mondo, l’Ora del Codice (Hour of Code). L’Italia è il paese col maggior numero di eventi, dopo gli Stati Uniti.


E anche in Italia, a sostenere il tema della formazione all’informatica, si muove uno schieramento bipartisan, incardinato sull’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica, un numeroso gruppo di parlamentari di tutti gli schieramenti di Camera e Senato, alcuni dei quali hanno collaborato con noi alla realizzazione di un video per la diffusione del pensiero computazionale.


Ho già scritto su queste colonne dell'importanza del pensiero computazionale dal punto di vista formativo.

Insomma, se gli Stati Uniti pianificano ed agiscono con la lungimiranza di chi ha capito da più di 70 anni che un’educazione forte nelle materie scientifiche e tecnologiche (le cosiddette STEM = Science, Technology, Engineering, Mathematics) è un ingrediente fondamentale per la crescita del paese e lo sviluppo economico, anche in Italia non siamo da meno. E potremmo fare molto meglio fondendo nelle discipline STEM ciò che il nostro paese possiede in misura largamente superiore a quella di ogni altro al mondo ed in cui da secoli eccelle: le Arti, così da formare studenti che superino mediante questa integrazione quel divario tra “le due culture” che da molto prima del Rinascimento non appartiene ai nostri geni.


Pubblicato il 19 dicembre 2015 su Il Fatto Quotidiano

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